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  • Immagine del redattoreParide Spinelli

Perché Ermes - Parte 2: dalle Piramidi a Dante

Ermes è al centro di molti studi in campo metafisico e filosofico. In alcuni di questi è possibile rintracciare come la figura di Ermes è spesso associata a quella di Thoth, dio che figura nel Pantheon egizio, mentre in altri a quella di Henoch, profeta ebraico, e in altri ancora a Idris, un altro profeta musulmano. Stando a quanto si evince dalle caratteristiche di ciascuna di queste figure, apparentemente diverse tra loro, si fa riferimento in realtà alla stessa figura sotto nomi diversi, a seconda che ci si sposti da una determinata tradizione religiosa/spirituale all’altra: sono tutti nomi sotto cui si nasconde la medesima realtà.


A proposito di queste similitudini, in un saggio di un autorevole intellettuale francese, possiamo leggere come la Grande Piramide, parte del complesso delle piramidi di Giza, la cui funzione si pensa fosse quella di una tomba, ebbene sarebbe la tomba di Idris, che l’autore stesso presenta anche con il nome del Profeta Henoch. Ma sappiamo che il profeta Henoch, come anche Idris, ascese al Cielo alla sua morte, dunque non sarebbe stato possibile tumularne il corpo in una tomba: cosa significherebbe quindi che la Grande Piramide sia la tomba di Ermes stesso?

L’unica spiegazione potrebbe essere che sì, in effetti nella Piramide sia stato sepolto qualcosa di intimamente legato ad Ermes, ciò che è rimasto su questa Terra come suo lascito: immaginiamo, come accennavamo nella conclusione della prima parte di questo scritto, i suoi insegnamenti.

Dunque secondo questo ragionamento la scienza di Ermes, il senso profondo della sua sapienza, è iscritta nell’essenza delle Piramidi. Che risieda in quelle proporzioni che ancora oggi non siamo riusciti a decifrare e che dopo millenni ancora sfidano le nostre conoscenze ingegneristiche?


Seguendo questo solco, a proposito di Piramidi, esiste un altro simbolismo che ricalca molto da vicino le geometrie delle Piramidi, e in questo caso torniamo in Grecia: si tratta della Tetraktys pitagorica, che aritmeticamente viene sintetizzata come 1+2+3+4=10, e che se sviluppata seguendo i principi dell’analogia tra numeri e geometria, restituisce in due dimensioni un triangolo con vertice 1 e base 4, e nelle tre dimensioni dello spazio proprio una piramide a base quadrata.


Per i Pitagorici la Tetraktys conteneva nel suo simbolismo il segreto del Cosmo, della Creazione. Secondo Arturo Reghini tra Tetraktys e Piramidi egizie è comune questo volume della piramide a base quadrata, che nasconde un significato potentissimo, a cui Dante stesso alluderebbe nella Commedia quando scrive, nell’ultimo canto del Paradiso, che dopo aver guardato dritto nella Luce Divina, penetrando nella mente di Dio:


“Nel suo profondo vidi che si interna, legato con amore in un volume, ciò che per l’universo si squaderna”

(Par. XXXIII, 85-87).


Se molti commentatori hanno visto nel “volume” l’immagine di un volume rilegato, che poi dunque si “squaderna”, suggestiva è l’interpretazione del volume come volume solido, come Tetraktys, a cui i Pitagorici facevano riferimento anche come quaterna, la cui “apertura”, manifestazione e sviluppo sarebbe ben definibile come squaternamento.


Si comprende forse un po’ meglio ora come non fosse casuale l’associazione tra le parole arabe che rendono Ermes e la Piramide.

Piramidi di Giza in Egitto
Il complesso delle Piramidi di Giza; Egitto.

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